Prendere una tasca, o cima, di vitello e tagliarla formando una specie di tasca.
Preparare un impasto piuttosto solido con uova, pangrattato, sale, noce moscata, prezzemolo ed un po' di costine tritate.
Riempire la cima con il ripieno di cui sopra e cucirla. Dovrà risultare un fagotto pittosto gonfio.
Mettere la carne così imbottita a bollire insieme a una carota, una cipolla, un sedano, ed un po' di pomodoro.
Quando è cotta (cioè dopo circa un'ora di bollitura, sperando che la cucitura non si apra), si scola e si mette tra due piatti fondi che poi si premono uno contro l'altro per schiacciarla un po' (il brodo che ne esce si scola).
Si mangia tiepida, con purè o legumi.
Varianti segnalate da mio padre, ma mai provate (provvederò): mescolare all'impasto anche della mostarda, e/o infilarci dentro un uovo (senza guscio!) mentre la si riempie, in modo che il tuorlo rimanga intero.