Un novizio, appena
entrato nel monastero, domandò al maestro Chao-chou: "Ti prego, spiegami
che cosa devo fare per raggiungere l'illuminazione".
"Hai mangiato la tua zuppa?"
"Si."
"Allora, lava la ciotola."
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Commento:
Il monaco credeva di
dover compiere chissà quali grandi sforzi, chissà quali straordinarie
imprese. E invece doveva compiere qualcosa di comunissimo... benché con
piena consapevolezza.
Esercitiamoci a svolgere azioni e compiti ordinari - che di solito
compiamo meccanicamente, distrattamente - concentrandoci soltanto su di
essi. Se mangiamo, siamo consapevoli del mangiare; se camminiamo, siamo
consapevoli dei movimenti; se parliamo, siamo consapevoli del parlare; se
laviamo i piatti, siamo consapevoli di lavare i piatti, e cosi via..
L'esercizio più semplice consiste nell'essere consapevoli - per cinque
minuti, dieci minuti o quanto si vuole - del respiro; è un modo per
rientrare in contatto con la natura e con le sue esigenze; è un modo per
diventare consapevoli di sé. come tutte le funzioni fondamentali della
nostra vita, il respiro va avanti da solo, si auto-regola e non ha bisogno
di un atto di volontà. Nello stesso tempo, risente dei nostri stati
d'animo.
"Ciò" che respira non è né la nostra volontà né la nostra mente; è il
nostro essere più profondo. |